ultima notizia –> a cominciare da venerdì 06/11/2020 i laboratori subiranno lo stop dovuto alle restrizioni imposte dal Governo.
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Dal 2018 continua il nostro lavoro sui più piccoli.
Tante le emozioni, tanto l’apprendimento. Un’esperienza intensa sia da parte dell’insegnante, sia da parte degli allievi.
Chiara Zanetti, la creatrice del laboratorio, di seguito ci racconta brevemente come è strutturato il suo lavoro:
“La mia idea di teatro è quella di un’arte contro la solitudine, il non ascolto e la tendenza a una visione dispari dell’essere umano. E la mia idea di laboratorio è quella di un luogo in cui si producono idee, si sviluppano tentativi, si mettono alla prova soluzioni possibili, in uno spazio che diventa metafora dello spazio vitale di ognuno di noi.
Quanto è difficile oggi per bambini e ragazzi stare in ascolto, concentrarsi, riuscire a focalizzare l’attenzione su un fatto o una situazione specifica, e quanto la noia e la solitudine, l’incomunicabilità inter e intra generazionale giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo e nelle forme di disagio giovanile?
Sono profondamente convinta della valenza educativa e pedagogica (peraltro ormai riconosciuta a livello internazionale) del teatro: fare teatro significa prima di tutto lavorare in gruppo, aprendo tutti i canali per ascoltare se stessi e gli altri e trovare soluzioni elaborando creazioni artistiche condivise.
Il laboratorio parte dal presupposto che ogni apprendimento passa attraverso il corpo, e allo studio del corpo e del gesto viene data, infatti, particolare attenzione, fino ad acquisire maggior consapevolezza delle capacità espressiva che il nostro corpo possiede.
Sempre dal corpo si parte per stimolare altre prospettive del sentire: si cerca di mettersi nei panni dell’altro (personaggio o figura reale), così che ci si possa prendere cura anche del versante emotivo e non soltanto di quello razionale.
Durante le ore di lavorazione in sala, i bambini e le bambine vengono abituati all’accettazione del punto di vista dell’altro, dal momento che la coralità è sempre presente. Ogni componente del gruppo è un soggetto attivo nella composizione di un’improvvisazione o della messa in scena finale, aumentando così la propria autostima.
L’inizio delle lezioni, e così anche la fine, è sempre in cerchio, una figura che ritualizza, che è sinonimo di parità e che, allo stesso tempo, mi consente di comprendere meglio l’energia del gruppo.
Segue una parte propedeutica, detta “training dell’attore”, finalizzata alla scoperta delle possibilità espressive e comunicative del corpo, dello sguardo e della voce.
Successivamente vi è una parte di creazione, detta “improvvisazione”, in cui, partendo da un tema, avviene la creazione singola o collettiva di una piccola parte di tutto quel materiale creativo che tengo a mente in vista dello spettacolo. È la fase in cui maggiormente si esprime la creatività dei bambini e delle bambine.
Da ultimo, verso la fine del percorso, una parte delle lezioni viene dedicata alle prove dello spettacolo finale. Il copione non sarà unicamente parola scritta, ma una partitura di azioni fisiche, dialoghi fatti di domande e risposte, silenzi, micromovimenti o istanti di immobile intensità emotiva. Lo spettacolo non sarà unicamente un testo da recitare a memoria, ma un vero e proprio copione teatrale da agire e vivere, poiché da loro è nato e con loro si concluderà.
“(…) Non abbandoneremo la nostra esplorazione
E la fine del nostro esplorare
sarà arrivare dove partimmo
e conoscere il luogo per la prima volta. (…)”
- Eliot
Didattica Teatrale a Distanza
L’anno scolastico appena terminato si è bruscamente interrotto a fine febbraio, per il motivo che tutto il mondo conosce, ma questo non ci ha fermati! Ho, infatti, intrapreso con i bambini e le bambine un percorso di didattica teatrale a distanza che ha portato i suoi frutti.
Il lavoro è partito con la lettura interpretata di alcune parti dei testi “La gabbianella e il gatto” e “L’inventore di sogni”. Poi ognuno ha scelto un libro e ne ha letto delle parti sulla base delle indicazioni ricevute.
Questo lavoro, affiancato da altri esercizi di improvvisazione teatrale basati sull’intenzione, ha portato il gruppo a migliorare l’espressività, ossia la capacità di modulare la voce in base all’intenzione scelta.
Anche nella distanza non sono stati trascurati lavori con il corpo e il gruppo è riuscito a regalarmi emozioni forti.
Infatti, partendo dai ricordi e dalle emozioni racchiuse negli stessi, hanno raccontato con quattro semplici gesti cos’è per loro la famiglia, oppure il rapporto fraterno; ma il lavoro più intenso è stato quando, dopo una parte in cui abbiamo richiamato alla memoria tutte le privazioni, che a causa del Corona Virus, stavamo vivendo, ho chiesto loro di rappresentarle con il corpo: tentativi di uscita continuamente rimbalzati da porte chiuse immaginarie, abbracci interrotti, giochi solitari, carezze mai ricevute e chiacchiere mediate da uno schermo e spesso intervallate dal buio di una connessione precaria.
Hanno lavorato anche sul concetto di libertà e sostenuti dalle note di Battiato “Gli uccelli”, l’hanno rappresentata attraverso il volo di un uccello, appunto.
Questo volo metaforico li ha guidati alla scoperta di cosa significhi per loro la libertà: “È l’espressione in cui ti senti proprio bene” è stata la riflessione di Siria, di sette anni.
Laboratori teatrali in compagnia del Corona Virus
Il periodo vissuto e in parte ancora in corso, ha portato noi adulti a momenti di disequilibrio, e questo è accaduto anche nei più piccoli. Ed è per questo che, nonostante gli sforzi, convinte del forte sostegno che il teatro può offrire, io e Fiona abbiamo deciso di Ri-Cominciare!
Ricomincerò da loro, dalle emozioni che hanno vissuto e da corpi che imparano a essere espressivi nella distanza… E, dopotutto, questa frase in teatro risuona, poiché ogni gesto, per essere visto dall’ultima fila della platea, deve essere amplificato.
Il lavoro sul corpo e sulla sua espressività sarà ancora più profondo e dettagliato, aumentando così la consapevolezza di sé e del fatto che il nostro corpo racconta, anche in lontananza!
Infine, quest’anno i lavori sulla relazione con l’altro saranno studiati attraverso un oggetto mediatore, che permetterà di mantenere il distanziamento: stoffe colorate, specchi, fili, canne di bamboo etc. Quando, invece, le distanze dovranno accorciarsi, la mediazione sarà data dalla mascherina.
Ciò che mi spinge ad andare avanti è la profonda certezza che, nonostante tutto, il gruppo saprà regalarmi atti creativi di pura bellezza e poesia.
Al termine della sessione di lavoro a distanza, nella primavera del 2020 i bambini hanno prodotto alcuni esercizi espressivi che abbiamo raccolto in un filmato:
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